È domenica mattina, una fitta pioggia ci accoglie ad Hanoi mentre la città comincia pigramente a svegliarsi. Siamo ancora in epoca di monsoni, è fine settembre del 2024 e solo due settimane fa il nord del Vietnam è stato colpito dal tifone più forte e distruttivo degli ultimi 30 anni. Il tifone Yagi ha colpito soprattutto il nord del paese, provocando grande distruzione e numerose vittime. Nel frattempo, almeno la capitale Hanoi sembra aver ripreso la sua vita abituale. Dal finestrino del taxi scorgiamo alcuni alberi divelti ancora a terra e alcuni resti di rami e piante ammucchiati a un angolo della strada, ma nel complesso sembra essere tornato tutto alla normalità. Ancora un po’ storditi dal viaggio e in attesa di ricevere la stanza d’albergo, facciamo la nostra prima passeggiata in centro, nei pressi del lago, e prendiamo il nostro primo caffè seduti su minuscoli sgabelli sul ciglio della strada.
Hanoi ci sembra subito molto affascinante e interessante. E anche abbastanza caotica: a ogni incrocio ci troviamo davanti un esercito di moto, auto, biciclette e carretti di venditori ambulanti. Attraversare la strada è un’impresa, bisogna gettarsi nella mischia e camminare lentamente schivando il traffico, sperando di non essere investiti. Il traffico però in qualche modo fluisce, scorre come un fiume nel quale bisogna lasciarsi trasportare con molta fiducia. Anche camminare sui marciapiedi non è semplicissimo, è un continuo slalom tra le moto parcheggiate ovunque. Hanoi però è anche molto verde, c’è molta vegetazione per tutta la città, per le strade, sulle case e intorno ai suoi vari laghi. È una città di 8 milioni di abitanti con un miscuglio di architettura cinese, francese, sovietica e americana. Ci sono molti templi antichi di origine cinese accanto a case in stile coloniale e tipiche case vietnamite. Se dovessi descrivere Hanoi usando solo tre aggettivi, direi che è una città “accogliente”, “simpatica” e “diversa”. Qui si intrecciano modernità e tradizione, Oriente e Occidente. Le sue caffetterie la rendono speciale e piacevole. Prima di partire, avevo letto che Hanoi viene anche definita come la capitale asiatica del caffè. Una definizione molto azzeccata, perché Hanoi, ma in generale l’intero Vietnam, è davvero piena di caffetterie accoglienti. Qui la cultura del caffè è molto sentita, eredità di un passato coloniale francese e rivista in chiave vietnamita nel corso degli anni. La creatività dei vietnamiti per quanto riguarda il caffè è eccezionale e le varietà sono moltissime. Dal caffè con il latte di cocco, al caffè all’uovo, al caffè con il latte condensato salato. Le bevande sono servite calde o fredde, e osservando la vita in città sembrerebbe che i vietnamiti passino il loro tempo a bere caffè e a chiacchierare. L’atmosfera è rilassata e piacevole.
Hanoi offre inoltre moltissime attrazioni e monumenti da visitare. Ad esempio il centro città con il lago Hoan Kiem e il tempio Ngoc Son, il quartiere francese con i suoi ampli e moderni boulevard e il teatro dell’opera, e il quartiere antico con le sue 36 strade storiche dedicate ognuna a un mestiere specifico, strade che ancora oggi portano il nome dei prodotti che vendevano originariamente. Oppure il tempio della letteratura, dedicato a Confucio, costruito nell’anno 1000 e prima università del paese, o il quartiere del West Lake con la sua pagoda Tran Quoc e il vicino mausoleo di Ho Chi Minh. Infine la prigione museo di Hoa Lo, tappa quasi obbligata per conoscere le storie terribili legate al passato coloniale e alla guerra. Qui venivano imprigionati inizialmente i rivoluzionari vietnamiti che lottavano per l’indipendenza dalla Francia, e in seguito i prigionieri americani durante la guerra contro gli Stati Uniti.





Una delle esperienze più belle che ho vissuto ad Hanoi è stata probabilmente il tour a piedi di Guru Walks di due ore con Lynn, una giovane guida vietnamita sui 30 anni. Lynn è una ragazza allegra, entusiasta ed energica, appassionata del suo lavoro e della sua città. Con lei esploro le vie della città antica, del centro e del quartiere francese, e mi racconta varie storie, aneddoti e curiosità del suo paese. Durante il tour, Lynn mi parla della resilienza dei vietnamiti, “che prendono sempre ciò che è positivo da ogni situazione”. Il Vietnam infatti è un paese che ha subito molte invasioni, dapprima i mongoli, i cinesi, poi i francesi e infine gli americani con la terribile guerra del Vietnam, ma è un paese che ha lottato e che ha sempre saputo resistere e trarre il meglio da ogni situazione. Come mi dice Lynn, le influenze di filosofi di altri paesi, come Confucio che veniva dalla Cina, sono sempre state benvenute, perché “la cultura è sempre qualcosa di positivo, indipendentemente da dove provenga”. Anche per quanto riguarda la gastronomia, i vietnamiti hanno accolto ed ereditato dai francesi il pane e la cultura del caffè. Un pragmatismo che si vede anche nella politica e nell’economia: il Vietnam è un paese comunista, ma la sua economia include molti aspetti capitalistici. Inoltre, ha relazioni commerciali sia con gli Stati Uniti che con la Cina e la Russia, cercando di mantenere buoni rapporti economici e politici con tutte le grandi potenze.
Oltre che di storia e politica, Lynn mi parla anche del caffè all’uovo vietnamita (Cà phê trứng) e di come è nata questa tradizione: dopo il periodo dell’occupazione coloniale il latte in Vietnam scarseggiava, ma i vietnamiti volevano continuare a bere l’amato caffè con il latte schiumoso, ed è così che cominciarono a sostituire il latte con tuorli d’uovo sbattuti con lo zucchero, creando una crema soffice da versare sul caffè. La prima caffetteria con il caffè all’uovo, il caffè Giảng, fondata nel 1946, esiste ancora oggi ed è un luogo molto popolare ad Hanoi.



Lynn mi racconta anche della lingua e della simbologia del suo paese. Noto infatti con curiosità che sui vari templi che vedo in città ci sono iscrizioni in cinese. Lynn mi spiega che il vietnamita è una lingua tonale come il cinese, appartiene alla famiglia austroasiatica e oggigiorno si scrive con l’alfabeto latino. Anticamente però non era così, e la scrittura del vietnamita era per oltre il 60 per cento uguale all’alfabeto del cinese mandarino. L’alfabeto latino cominciò a essere usato con l’arrivo dei missionari portoghesi e francesi, e divenne dominante durante il periodo della colonizzazione francese. Osservando e visitando il tempio sul lago, Lynn mi parla anche della simbologia tradizionale vietnamita, ricca di animali leggendari e reali che rappresentano valori spirituali e morali, spesso raffigurati sui templi e protagonisti di molte leggende. Ad esempio il drago, che rappresenta la flessibilità e la forza della mente; la tartaturga, che rappresenta la longevità, la capacità di sopravvivere e la stabilità ed è legata al lago Hoan Kiem di Hanoi, dove una tartaruga leggendaria restituì la spada magica all’imperatore Le Loi. Oppure la tigre, che rappresenza la forza fisica; e la fenice, simbolo di rinascita e della capacità di sopravvivere alle avversità.
Concludiamo la camminata nella libreria più antica di Hanoi e per me, che sono una grande amante dei libri, è un’emozione indescrivibile entrare in questo locale nascosto pieno di scaffali stracolmi di libri fino al soffitto. La libreria fu fondata nel 1973 ed è ricca di volumi di letteratura vietnamita e straniera, testi scolastici e anche molti libri sulla cucina vietnamita e su come curarsi con l’alimentazione. È un luogo affascinante, un tesoro nascosto al secondo piano di un edificio, dove il rumore della città sembra improvvisamente molto lontano e dove regna un’atmosfera pacifica e tranquilla.

È stato indimenticabile scoprire Hanoi con una persona locale e imparare tantissime cose interessanti sul Vietnam e la sua capitale. Mi congedo da Lynn e da Hanoi entusiasta di questa città e con la mente e il cuore pieni delle immagini, delle storie e delle sensazioni che ho avuto il privilegio di vivere in questa prima tappa del viaggio in Vietnam.
Dopo Hanoi, a causa dei problemi dovuti al recente passaggio del tifone, non possiamo visitare il nord del paese né la vicina isola di Cat Ba come avevamo previsto, quindi il nostro viaggio attraverso il Vietnam prosegue per Nihn Binh, poi Hoi An e Danang nel centro del paese, e infine Ho Chi Min City a sud.
La prima tappa dopo la capitale è Nihn Binh, una regione immersa nella natura che viene anche definita come la Ha Long Bay sulla terraferma per le sue incredibili colline di roccia calcarea tra fiumi, risaie e pagode. Dopo circa due ore di treno e una decina di minuti in taxi, arriviamo al villaggio di Tam Coc, dove trascorriamo alcuni giorni in un home stay di una famiglia gentilissima, con cui comunichiamo con il traduttore automatico. Qui noleggiamo uno scooter e visitiamo i principali villaggi della regione: Tam Coc e Trang An, dove si possono fare bellissimi tour in barca a remi tradizionali e passeggiate tra i campi e le risaie. Visitiamo anche il tempio di Hang Mua, dove dopo 500 scalini, sudati fradici e affannati, arriviamo in cima e veniamo ricompensati con un panorama stupendo sui campi di riso, sui fiumi e sulle rocce circostanti. Sono giorni di pura libertà, girovagando in scooter tra i vari villaggi, osservando la vita delle persone e la natura, e il tempo sembra quasi fermarsi, sospeso nella magia e nella tranquillità di questa regione.



In seguito, ci spostiamo verso il centro del Vietnam e visitiamo la famosa e turistica città di Hoi An. All’inizio siamo un po’ sopraffatti dal turismo, è veramente un posto abbastanza affollato di visitatori da ogni parte del mondo, ma presto capiamo anche perché Hoi An è così amata e visitata. È una bellissima città storica ed è stata uno dei più importanti porti marittimi in Asia tra il XV e il XIX secolo. Il centro storico è patrimonio dell’umanità dell’UNESCO e un vero gioiello, con bellissimi edifici del XV e XIX secolo e influenze architettoniche cinesi, giapponesi, portoghesi e francesi. Le lanterne e le luci sparse per tutta la città la rendono magica, soprattutto di notte, con le barchette colorate che fanno avanti e indietro sul fiume e le bellissime e accoglienti caffetterie, le case da tè, i templi, le case gialle con le persiane di legno e le boutique.
Anche in questa città faccio un tour guidato a piedi, questa volta con l’agenzia locale che offre tour culturali Momo Travel. La guida si chiama Kun, una ragazza di 25 anni minuta e all’inizio po’ timida, che con il passare del tempo si apre sempre di più e si rivela una persona simpaticissima e competente, con cui impariamo e scopriamo moltissime cose interessanti di questa città. Kun ci accoglie in un pomeriggio di caldo soffocante nel centro di Hoi An e cominciamo a camminare. Visitiamo per prima cosa la prigione di Hoi An, tornando a parlare del tragico passato coloniale e della guerra contro gli USA. Purtroppo, come ci spiega Kun, le conseguenze della guerra sono visibili ancora oggi, ad esempio per via dell’agente arancia, una sostanza tossica lanciata dagli americani per eliminare la vegetazione e impedire ai Viet Cong di nascondersi. I danni ambientali e sanitari sono stati gravissimi e continuano ancora oggi: ci sono ancora persone che nascono con malformazioni, o famiglie intere che soffrono di tumori o malattie genetiche. Sono argomenti molto tristi e importanti, che ci ricordano l’ingiustizia e l’inutilità della guerra e della violenza, che lasciano sempre ferite indelebili.
Dopo la visita alla prigione, continuiamo la camminata per le strade di Hoi An e visitiamo la prima chiesa del Vietnam, fondata da missionari portoghesi, e in seguito una fabbrica di vestiti. Infatti, sin dal VI e XVII secolo Hoi An è anche famosa per i negozi di vestiti e l’industria tessile e della seta. In questa città è possibile farsi confezionare un abito su misura in meno di 24 ore, a prezzi molto convenienti. Le fabbriche di vestiti della città sono stabilimenti piccoli spesso a conduzione famigliare, dove si lavora freneticamente giorno e notte in turni di 12 ore.
Terminiamo il tour con argomenti decisamente più leggeri e golosi, scoprendo alcune bancarelle di cibo di strada e la ricca e variata cucina vietnamita. Il bahn mi, una baguette ripiena di carne, verdure e salse piccanti o la pho bo, la zuppa di noodle di riso con manzo ed erbe fresche sono solo alcune delle innumerevoli prelibatezze di questo paese, e lo street food di Hoi An è davvero imperdibile ed estremamente vario. Ci addentriamo così nei vicoli stretti della città vecchia ed entriamo in un negozio di dolci artigianali, dove proviamo il banh da lon, un piccolo cubetto gelatinoso di colore verde e giallo, fatto di farina di riso, tapioca e fagioli mung. Per finire, assaporiamo la famosa xi ma, una zuppa dolciastra a base di sesamo nero servita in una piccola ciotola da una donna sul ciglio della strada. È un dessert o uno snack molto apprezzato in Vietnam, salutare e nutriente, di solito consumato a metà mattina o metà pomeriggio per rinforzarsi. Una vera delizia!
Infine, Hoi An è anche vicinissima al mare: a soli 4 chilometri si trova An Bang, un tranquillo villaggio con una bellissima e lunga spiaggia, molto frequentata e amata sia dai locali che dai turisti.




Da Nang è la prossima meta dopo Hoi An. Si trova anch’essa sulla costa centrale del paese, a circa 30 km da Hoi An, ed è una grande città portuale di ca. 1,2 milioni di abitanti. La parte est e ovest della città è divisa da un fiume e ci sono 7 ponti che collegano i due lati. Ė una città moderna e un importante centro economico, culturale e turistico. La sua spiaggia ampia e lunga, la My Khe Beach, costeggiata da grattaceli e un lungomare tranquillo dove passeggiare o fare sport, ė considerata come una delle spiagge più belle del paese.
I giorni che trascorriamo qui li passiamo tra la spiaggia, la visita della città e le regioni vicine. Anche qui noleggiamo uno scooter per scoprire i dintorni. Visitiamo la penisola di Son Tra con la importante statua di Lady Buddha, che con i suoi 67 metri di altezza è la statua di Buddha femminile più alta del Vietnam. La Lady Buddha è molto amata e rispettata, in quanto simbolo di protezione per la città e per i pescatori.


Infine, visitiamo anche le Montagne di Marmo, un luogo spettacolare e pieno di storia: un gruppo di cinque colline calcaree e di marmo, famose per le innumerevoli grotte, gli antichissimi templi buddisti e le bellissime viste panoramiche.

Ultima tappa del nostro viaggio in Vietnam è Ho Chi Minh City, che prima della riunificazione del Vietnam veniva chiamata Saigon. Solo alla fine della guerra il nome cambiò in onore di Ho Chi Minh, fondatore del Partito Comunista del Vietnam, leader rivoluzionario e guida della lotta per l’indipendenza contro Francia e Stati Uniti.
Ho Chi Minh City si trova nel sud del paese e oggigiorno è il più grande centro economico del Vietnam. È una città vivace, moderna e ricca di storia, dove passiamo gli ultimi giorni esplorando il centro e i quartieri circostanti. A Ho Chi Minh City ci sono molti grattacieli, edifici moderni e centri commerciali. Allo stesso tempo però è ancora visibile l’architettura francese e ci sono vari edifici in stile coloniale: ad esempio il teatro dell’opera, la cattedrale di Notre-Dame e l’Ufficio Postale Centrale.
Lascio anche questa città con un bagaglio pieno di esperienze e meraviglia. L’ultimo giorno partiamo molto presto, praticamente all’alba, e dal finestrino del taxi verso l’aeroporto scorgo un gruppo di persone che ballano e fanno esercizio in un parco, allegre e sorridenti. È una scena che abbiamo visto anche in molte altre città in Vietnam. Molti vietnamiti infatti amano ballare, fare esercizio o meditare da soli o in gruppo nei parchi o nelle spiagge, sempre all’alba o all’imbrunire. Mi congedo quindi da Ho Chi Minh City e dal Vietnam con quest’ultima immagine bellissima: la luce ancora delicata dell’alba, il parco verde e tranquillo in mezzo al caos della città che si risveglia, e la disciplina e l’allegria tranquilla di queste persone che ballano e si muovono in gruppo prima di cominciare la giornata.

Il Vietnam è definitivamente un paese bellissimo, ricco di storia, di cultura e di natura, pieno di persone forti e gentili con una gran voglia di andare avanti e guardare al futuro. Sono passati 50 anni dalla fine del conflitto con gli USA e le conseguenze sono ancora grandi. Allo stesso tempo è un paese giovane e in crescita, estremamente resiliente. E oltre alla storia, alle città interessanti, alle bellezze naturali e culturali, in Vietnam si respira anche una forte aria di spiritualità. In tutte le case, in tutti gli alberghi, i bar, ristoranti o negozi ci sono piccoli altari con le offerte per gli antenati e l’incenso. Anche se il 60 per cento della popolazione non appartiene a una religione in particolare, sono diffuse tradizioni legate al buddhismo e al confucianesimo, e la maggior parte della popolazione segue il culto degli antenati. È importantissimo onorare i propri avi, come se fossero ancora in qualche modo presenti e parte della famiglia.
Mi torna in mente l’immagine della mia guida Lynn ad Hanoi, sorridente ed entusiasta, appassionata del suo lavoro e orgogliosissima del suo paese, della sua cultura e delle sue tradizioni. Siamo davanti al tempio sul lago, parlando della storia e della cultura del Vietnam, e mi dice con un sorriso radioso e fiero: “Quando vengo qui e parlo ai turisti del mio paese e della sua storia, mi sembra quasi di sentire i miei antenati che mi sussurrano all’orecchio. Mi sembra di sentirli parlare per ricordarmi la ricchezza delle nostre tradizioni e della nostra storia. E così, mi sento grata e orgogliosa del mio lavoro, mi sento connessa con i miei antenati e sono onorata e felice di poter trasmettere alle persone che visitano il Vietnam la ricchezza delle tradizioni e della storia del mio paese”. Anch’io mi sento estremamente onorata e felice di aver potuto conoscere questo paese, a cavallo tra passato e presente, tra Oriente e Occidente, dove si guarda al futuro con ottimismo e speranza e allo stesso tempo si sente forte il legame con le tradizioni e con gli avi, invisibili ma onnipresenti nella vita quotidiana per proteggerci, guidarci e accompagnarci.
