Pensieri e racconti in libertà, Svizzera

L’italiana nell’ascensore

È una di quelle poche serate veramente estive a Berna, sta scendendo la notte e ancora si sente l’aria caldissima che ti avvolge e ti rassicura come un abbraccio. Mentre molte persone qui già cominciano a lamentarsi e spazientirsi per questo caldo inatteso e inusuale, io mi sento perfettamente a mio agio, rilassata e grata di questa serata caldissima. Passo il pomeriggio al Marzili, il parco in riva al fiume della città, e mi godo fino in ultimo ogni raggio di sole. Verso le nove e mezza me ne torno finalmente verso casa, tranquilla, respirando felice l’aria estiva. Arrivo all’edificio dove vivo ed entro nell’ascensore, abito al quinto piano. Schiaccio il numero 5 e l’ascensore si mette in marcia e comincia a salire. D’improvviso, uno strattonamento, una frenata brusca, e l’ascensore si ferma. Mmmmmmm. Si è fermato l’ascensore. Dannazione. Accidenti, accipicchia. Sono bloccata. Ho un microsecondo di smarrimento per realizzare l’accaduto, poi guardo la porta e vedo dal vetro che sono bloccata tra due piani, vedo il muro di cemento che mi blocca l’uscita e per un istante mi assale il panico. Oddio, sono in trappola, morirò asfissiata. Sto già sto perdendo il controllo. Poi mi ricordo degli esercizi di yoga, mi dico “ok, non essere idiota, è solo un ascensore bloccato, respira, rifletti”. Faccio per tirare fuori il cellulare e mi ricordo che non ho più credito. Dannato cellulare, era ovvio che nel momento del bisogno mi sarebbe stato inutilizzabile. Okey, mi toccherà suonare il campanello d’allarme, e gridare per farmi sentire dai vicini. Ho sempre odiato dover alzare la voce per farmi sentire, non mi piace attirare l’attenzione su di me, e ora mi tocca proprio urlare per farmi tirare fuori da questo stupidissimo ascensore. Suono il campanello a più riprese, ma nessuna reazione. Allora comincio a picchiare sulla porta dell’ascensore con forza, e chiamo prima timidamente in tedesco: “hallo, hilfe, hallo!!!!!” Poi, finalmente, sento i vicini, sono gli italiani del secondo piano, allora con un po’ più di determinazione e coraggio comincio a chiedere aiuto in italiano: “Aiuto, tiratemi fuori, aiuto!!!”.

E così sento un vociare sempre più fitto di gente che accorre. Qualcuno dice: “Venite, c’è un’italiana bloccata nell’ascensore!!!” “Maledizione”, penso quasi stizzita tra me e me, “Non sono UN’italiana, sono L’italiana del quinto piano, sono la vicina del quinto piano”. Ma ovviamente non è che loro possono riconoscere la mia voce e immaginarsi chi sia realmente chiuso lì dentro… La scena comincia a sembrarmi sempre più ridicola, tanto che d’improvviso sento anche la voce della vicina spagnola del terzo piano. Non so perché avevo inizialmente pensato di chiedere soccorso in tedesco quando è ben chiaro che nel mio palazzo di svizzeri tedeschi ce ne sono ben pochi!

Saranno proprio la signora spagnola e suo marito a liberarmi, visto che hanno una chiave per aprire manualmente l’ascensore. Dopo vari minuti di trambusto e scompiglio generale, finalmente riescono ad aprire la porta. La scena è ormai altamente ridicola e sproporzionatamente melodrammatica. Siccome sono bloccata tra il secondo e il terzo piano, quando si apre la porta d’improvviso mi ritrovo davanti il folto gruppo di vicini, che mi guardano tutti dall’alto in basso, essendo essi al terzo piano, e vedo le loro facce stupite quando finalmente scoprono chi c’era veramente lì dentro e mi riconoscono. È tutto un esagerato vociare e commentare nello stile “oddio, chissà che paura!”, o “io sarei morta!!”, “madonna che spavento”, “poverina!!”. Soprattutto la vicina spagnola, che in un impeto di entusiasmo mi abbraccia come se fossi appena sopravvissuta a una calamità naturale e mi grida stupita: “Dios mio, eras tu!!!”* E mi intrattiene ancora per una buona mezz’ora coi suoi discorsi catastrofici e le sue premonizioni sinistre…  del tipo “yo sabía que hoy iba a pasar algo!!!”** e “anoche soñé que algo malo iba a acontecer hoy!”*** Vabbè, se questa era la tragedia che si sarebbe dovuta verificare oggi, non è poi così grave, possiamo stare tranquilli, le dico… ma lei continua elencando tutte le calamità possibili immaginabili che potrebbero colpire chiunque in qualsiasi momento, pure in una serata estiva, bella e calma, in una città così tranquilla e sicura come Berna.

La mia serata si conclude così, salvata da una nottata in ascensore dai miei vicini italiani e iberici, in una calda e tranquilla serata nella tranquilla cittadina di Berna. E me ne vado a dormire un po’ trafelata, un po’ turbata e anche un po’ divertita dalla mia esperienza nell’ascensore, pensando allo spettacolo tragicomico del gruppetto dei vicini accorsi in mio aiuto e alle premonizioni tanto catastrofiche quanto improbabili della mia vicina spagnola.

* “Oh mio Dio, eri tu!”

** “Lo sapevo che stava per succedere qualcosa!”

*** “Sta notte ho sognato che oggi sarebbe successo qualcosa di brutto!”

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