Asia, Indonesia

Karaoke e trance

Ormai siamo un trio inseparabile quanto improbabile, mia sorella Sabrina, il nostro amico indonesiano Holesman ed io. Insieme abbiamo percorso centinaia di chilometri sull’auto di Holesman, da Java a Bali. Ci siamo persi sul monte Bromo, abbiamo cantato come matti al Karaoke di Yogyakarta, abbiamo mangiato Nasi Goreng e Bakso (polpette) in ogni angolo dell’Indonesia. Nella città di Yogyakarta, nel centro di Java, abbiamo passato le giornate più incredibili, visitando templi buddisti e induisti, dove giovani ragazze musulmane ci hanno fatto da guida. Questo paese non è solo un bellissimo miscuglio di culture e religioni, ma anche un miscuglio di modernità e tradizione. Dal moderno e tecnologico karaoke di Yogyakarta allo spettacolo improvviso e inatteso, nel parco davanti a un tempio, della danza del Kuda Lumping, danza ipnotica in cui i ballerini cadono in trance uno dopo l’altro. Li abbiamo visti, e non riuscivamo a togliere gli occhi da questi personaggi completamente trasformati dal ritmo ipnotico della musica, con lo sguardo ormai in un altro mondo e che potevano essere trafitti e colpiti da bastoni o coltelli senza sentire alcun dolore.

Ed eccoci qua, nel luogo più turistico, più occidentalizzato e forse più rovinato dell’Indonesia. Siamo a Kuta, Bali, dove orde di giovani australiani e altri turisti occidentali vengono a passare vacanze “all inclusive” in un villaggio che potrebbe essere identico a Ibiza o Lloret de Mar, giusto per fare un esempio. Mi rattrista un po’ il pensiero di gente che vola per 20 ore per arrivare in un luogo che potrebbe essere un luogo qualunque, in un qualsiasi altro posto del mondo. Eppure ci passiamo anche noi, più che altro per la curiosità di vedere questo luogo di party sfrenati che poco hanno a che vedere con la calma e la spiritualità balinese. Ad ogni angolo cartelli che pubblicizzano la vendita dei famosi “magic mushrooms”, e il nostro caro amico e compagno javanese Holesman si incuriosisce sempre di più di queste stranezze occidentali, tanto che dobbiamo trattenerlo dal provare i funghetti allucinogeni. Ci immergiamo nella notte festaiola di Kuta, tra tutti questi pazzi “bule”, ovvero “bianchi”, come vengono chiamati in Indonesia gli occidentali.

Holesman non sta più nella pelle, mentre noi rimpiangiamo un po’ le avventure dell’Indonesia per noi più autentica, questo è per lui un luogo d’interesse turistico, o zoologico, all’interno del suo stesso paese, un luogo che per lui rappresenta l’esotico, il diverso. “I want to see the crazy bule”, ci informa col suo solito sorriso entusiasta della vita, e si incammina spedito tra le vie di Kuta, bombardato da musica techno e circondato dai più strani personaggi, da giovani australiani in flip flops che danzano ubriachi sui tavoli delle discoteche a loschi giovani balinesi che cercano di vendere di tutto e di più ad ogni angolo della strada.

 

 

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